Introduzione
IL PROGETTO
Dopo il successo delle precedenti cinque edizioni, Agomir S.p.A. rinnova l’appuntamento con la promozione della cultura informatica attraverso l’evento “ICT Forum – Tecnologie e soluzioni al servizio delle imprese”.
L’evento si terrà venerdì 21 Ottobre presso il “Centro delle Professioni” del Kilometro Rosso di Bergamo, campus d’eccellenza dell’innovazione dove aziende e professionisti potranno confrontarsi sui temi più attuali legati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
La Sessione Plenaria del mattino si svolgerà dalle ore 10:00 alle ore 13:00 ed offrirà il punto di vista di autorevoli esponenti del mondo accademico, economico ed informatico sul tema “La rinascita delle imprese e dell’economia passa anche attraverso la digitalizzazione”:
La moderazione sarà a cura di Chiara Lupi, direttore editoriale di ESTE.
I Workshop pomeridiani si svolgeranno dalle ore 14:00 alle ore 16:30 e saranno aperti dalla presentazione di Andrea Bacchetti, Ricercatore - Laboratorio RISE - Università degli Studi di Brescia, intitolata “La cultura del (Big) Dato nelle imprese manifatturiere”.
A seguire grandi player dell’ICT di cui Agomir è partner certificato, quali Microsoft, Kaspersky, Veeam e Genexus Italia, presenteranno le loro principali novità in termini di prodotti e servizi a supporto delle imprese, affrontando temi di rilevanza attuale: Industry 4.0, Sicurezza, Business Intelligence, Mobile, Internet of Things e Disaster Recovery.
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Per maggiori informazioni: http://www.ictforum.it/
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Per informazioni sull'evento contattare Andrea Negroni - Marketing&Comunicazione Este - andrea.negroni@este.it - Tel. 0291434414 - Fax. 0291434424
Programma
10:15 L'Italia: una questione di tempo
Recenti studi hanno correlato le migliori performance economiche di alcune parti dell’Europa pre-moderna a quattro importanti fattori. Tra questi una certa sorpresa ha destato l’installazione dell’orologio meccanico sui campanili tra il 1300 e il 1500. La misura “popolare” del tempo ha dato inizio a stili di vita più orientati a un uso più attento del tempo e contribuito a introdurre il concetto di produttività. Oggi, altri sono i dispositivi o le tecnologie in grado di generare questi cambiamenti. Alla base però resta il valore del tempo. L’Italia non sembra cogliere queste evidenze e forse per questo continua a oscillare tra recessione e crescita anemica. Il tempo che riprende il suo valore può essere una forte indicazione con conseguenze sull’organizzazione del lavoro, sui tempi di vita, sul ruolo e l’organizzazione dello Stato. Nel nostro Paese non sembra nei fatti avvertita questa esigenza e varrebbe la pena di dire che non è mai troppo tardi. Si badi però che più si aspetta più alto è il prezzo che pagano i nostri concittadini, presenti e futuri.
Stefano Paleari - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO
10:45 La crisi ha cambiato gli italiani? Il ruolo del digitale come volano della crescita
Il vissuto della crisi in Italia e il cambiamento dei paradigmi di consumo. La crisi ha cambiato molto le abitudini degli italiani, a volte con effetti non prevedibili. Accanto ad una forte razionalizzazione degli atti di acquisto alla ricerca dei migliori prezzi, è emersa una maggiore consapevolezza dell’importanza della qualità di ciò che si consuma e utilizza, e quindi è cresciuta la volontà di essere adeguatamente informati. Inoltre ha trovato crescente spazio la sharing economy, che è alimentata da diversi elementi: risparmio, innovazione, etica, socialità.
Gli italiani e il digitale. Tutto ciò ha trovato un terreno fertile nella diffusione del web, specie in mobilità, che permette di trovare velocemente informazioni e di utilizzare piattaforme di scambio. In Italia infatti, accanto ad una diffusione del web ancora non amplissima, c’è un uso estremamente vasto di smartphone e social network. Le aziende italiane, pur riconoscendo la necessità di adeguare il proprio modo di comunicare, appaiono ancora piuttosto timide, forse perché legate a organizzazioni interne pensate prima della rivoluzione digitale.
Il digitale come fattore di crescita: il digitale è un fattore di crescita che spinge le economie di tutto il mondo, ed al contempo le modifica ampiamente. In Italia si nota come l’uso del digitale consenta di affrontare problemi antichi, che sono concause di una ridotta crescita: la divisione del Paese con una logistica poco orientata a servire adeguatamente le regioni del Sud; la nuova possibilità di connettere in modo più ampio le città con i centri medio piccoli, dove risiedono più di due italiani su tre; lo snellimento burocratico; la ricerca di capitali per l’innovazione. In questi ambiti si è mossa anche l’iniziativa legislativa, sia direttamente con Industria 4.0, sia indirettamente, con la prima legislazione volta a disciplinare il crowdfunding.
Nando Pagnoncelli - Presidente di IPSOS
11:15 IoT e IT as a Service: messaggi dal futuro
Negli ultimi decenni la progressiva accelerazione dell’innovazione tecnologica ha portato a cambiamenti che stanno ridefinendo in modo radicale il nostro modo di fare azienda e i nostri stili di vita.
Tra le molteplici innovazioni ci vogliamo focalizzare su fenomeni che stanno assumendo una rilevanza sempre crescente: l’Internet of Things, con particolare riferimento alle applicazioni di fabbrica, e l’IT as a Service.
La diffusione di miliardi di oggetti e sensori dialoganti con i datacenter delle imprese e con i PC o smartphone degli individui stanno ridefinendo intere industrie e modelli di business, aprendo opportunità e minacce completamente nuove per le imprese produttive e per le aziende del canale distributivo ICT.
L’approccio alla vita dei “millennials”, più gratificati dalle esperienze d’uso che dalla proprietà degli oggetti, si riflette nella diffusione di società che competono con modelli di business definiti “As a Service” o da “Shared Economy” e a sua volta si ribalta nel mondo dell’Information Technology tramite la diffusione di modelli di utilizzo e possesso delle infrastrutture Hardware e Software a consumo tra cui il Cloud o i Managed Print Services.
Queste sfide e questi cambiamenti comportano crescenti richieste di nuove professionalità, oltre che grandissima flessibilità e capacità di innovazione e adattamento.
Sempre più difficile è trovare solo al proprio interno tutte le competenze o energie per sfruttare al meglio le opportunità o combattere le minacce, e si diffondono modelli di cooperazione tra imprese a volte sorprendenti.
Come distributore, storicamente vocato alla sola interazione con i rivenditori di informatica, abbiamo colto queste sfide con la creazione di business unit dedicate alle nuove tecnologie e con un nuovo modello di cooperazione con un selezionato gruppo di rivenditori eccellenti, chiamato Assoteam.
Alessandro Cattani - Amministratore Delegato - GRUPPO ESPRINET
11:45 Il valore dell’informazione guida la ripresa
Sta entrando nel nostro lessico, o almeno nel “comprensibile” il termine Industria 4.0 perché da un anno circa se ne parla, ma da poco i quotidiani ne danno ampio risalto e, soprattutto, i governanti si impegnano a metterci su una fiche.
Con il termine si è voluto, molto semplificando, individuare la quarta rivoluzione industriale. Dopo quelle dell’acqua e del vapore per meccanizzare la produzione, quella dell’elettricità per la produzione di massa, quella del digitale per l’automazione, ecco arrivare l’Internet delle cose (IOT) al servizio dell’Industria.
Ancora una volta l’Italia arranca, si inizia a parlare di metterci su una qualche decina di miliardi laddove in Germania se ne sono già messi centinaia. Tant’è… arriviamo spesso tardi perché pensiamo di essere geniali, sempre un po’ più avanti, ma spesso procedere in modo ordinato, passo dopo passo, aiuta a essere al posto giusto nel momento giusto. Non è retorica quanto piuttosto un suggerimento a cogliere un aspetto essenziale di questa rivoluzione, seppure con un ritardo di una quarantina d’anni: è l’informazione al centro di questo nuovo corso che, di fatto, sta cambiando il nostro modo di comunicare, di lavorare, di essere.
Ci provò l’OCSE nel 1980 con l’emanazione di linee guida che avvertivano del cambio epocale che avrebbe atteso le nazioni, preveggendo che i dati personali, ovvero le informazioni e il loro utilizzo in modo del tutto originale rispetto al passato, avrebbero acconsentito a scambi più veloci, a transazioni diverse, a cose insomma, neppure immaginabili. Termini come telematica o biometria erano allora riservati a pochi e pochi credevano che sarebbero a breve entrati nel vocabolario di tutti i giorni.
Si indicarono perciò criteri da seguire, si suggerirono leggi da introdurre per accogliere il cambiamento e coglierne appieno le opportunità. Si diceva, in altri termini, che i dati sarebbero stati fondamentali per uno sviluppo che si poneva in modo originale rispetto a quelli che nei secoli precedenti vi erano stati, ma che proprio per questo andava preparato il terreno, rischiando altrimenti una pericolosa deriva che avrebbe potuto anche minare la dignità umana.
Lo capirono molti paesi europei che si diedero da fare introducendo normative che favorirono il processo culturale verso questi nuovi temi.
Lo fece poco e male l’Italia che si trovò così impreparata all’avvento della Direttiva 46 del 1995 che introduceva il concetto di “privacy”. Venne poco compresa, banalizzata, mortificata dalla imposizione/produzione di una moltitudine di adempimenti che ben poco coglievano quel messaggio partito nell’80. Stiamo parlando della legge 675 del 1996. Più in là, nel 2003, il legislatore provò a riordinare la materia, introducendo il Codice della privacy, ma l’approccio restava e resta quello formalistico e ben poco di sostanza.
Oggi, tuttavia, è suonata un’altra veglia, il suono è penetrante, occorre svegliarsi davvero. Si tratta del Regolamento europeo per la generale protezione dei dati. Questa volta, l’Europa fa sul serio, non più defatiganti informative che nessuno leggeva e complicate e spesso errate clausole di consenso malamente richieste, ma la necessità di sapere utilizzare i dati/le informazioni con criterio e buona organizzazione, come dire: sostanza al posto della forma!
E tutto ciò riguarda molto da vicino le aziende che intendono davvero essere nel processo 4.0.
Riccardo Imperiali di Francavilla - Gruppo Imperiali - TECHNETIC ITALIA
12:15 Open Innovation, ci sono modelli efficaci anche per le piccole imprese?
La tendenza a puntare sul software piuttosto che sull’hardware ha accentuato il divario tra il mondo delle startup e quello dell’industria di prodotto, tradizionalmente una delle punte di diamante del sistema Italia.
Oggi abbiamo da una parte il mondo giovane e innovativo che guarda all’estero come modello di successo, dall’altra, invece, un settore chiuso in sè stesso e che sta lentamente soffocando a causa della difficoltà nel creare innovazione al proprio interno.
Per rilanciare l’industria italiana servono canali di comunicazione tra queste due realtà così diverse anche distanti geograficamente, infatti le grandi industrie manufatturiere, prosperano nelle aree extra-urbane, dove i terreni sono più economici e gli spazi maggiori, mentre le startup digitali tendono ad accentrarsi nelle grandi città. Ne emerge un Paese che va a due velocità: le città digitali e le campagne industriali.
Quale modello si puo’ applicare per far incontrare queste due rette apparentemente parallele?
Alvise Biffi - Vice Presidente - PICCOLA INDUSTRIA DI CONFINDUSTRIA
12:45 Pranzo
I Workshop pomeridiani si svolgeranno dalle ore 14:00 alle ore 16:30 e saranno aperti dalla presentazione di Andrea Bacchetti, Ricercatore - Laboratorio RISE - Università degli Studi di Brescia, intitolata “La cultura del (Big) Dato nelle imprese manifatturiere”.
A seguire grandi player dell’ICT di cui Agomir è partner certificato, quali Microsoft, Kaspersky, Veeam e Genexus Italia, presenteranno le loro principali novità in termini di prodotti e servizi a supporto delle imprese, affrontando temi di rilevanza attuale: Industry 4.0, Sicurezza, Business Intelligence, Mobile, Internet of Things e Disaster Recovery.